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30 anni di Smile Puglia – la relazione introduttiva del presidente Giovanni Forte

Trenta anni fa parlavamo di formazione professionale. Oggi parliamo di education, hard skill, soft skills, lifelong learning… per fortuna noi imperterriti manteniamo il nostro italianissimo nome: Smail Puglia!

Grazie a tutte e tutti voi per aver accettato il nostro invito.

Se dovessi dare un titolo a questa relazione, il titolo sarebbe: a cosa serve la formazione?

Come avete avuto modo di vedere sulla shopper bag che vi è stata consegnata c’è scritto: esclusivi? Inclusivi!

Ecco noi celebriamo i trent’anni e lo facciamo con ognuna e ognuno di voi qui presenti perché nel corso degli anni siamo diventati tutti nodi di una rete. La rete delle competenze. Crediamo nella rete, crediamo meno sull’esclusività tout court.

Grazie alle nostre e ai nostri gentili ospiti che oggi ci offriranno molti spunti di riflessione facendo diventare questa giornata non solo e semplicemente una celebrazione per il traguardo raggiunto, ma una giornata di formazione quella che in gergo definiamo: formazione formatori. Un ringraziamento sentito a CGIL Puglia che bontà sua ha pensato di concedere la fiducia a questo C.d.A. che oltre al sottoscritto vede la partecipazione di Francesca Abbrescia ed Alfio Giuga. Un ringraziamento va a chi ci ha preceduti nella gestione di questa bellissima e delicatissima attività.

Grazie ai consulenti che ci affiancano.

Ma il ringraziamento più grande va a tutte e tutti i colleghi che quotidianamente aprono le porte delle sedi di Smile Puglia e prestano con passione il proprio lavoro e professionalità nelle numerose attività. Non sono ringraziamenti di circostanza, ma vero riconoscimento perché so quanto impegno, costanza e passione occorre profondere nel nostro lavoro.

Grazie ad Alma, Rossella, Claudio, Franz, Lillino, Michele, Maria, Fabio, Marilena, Nico, Daniela, Carmela, Maria, Luigia, Rino, Anna, Andrea, Alfonso, Valentina, Antonio, Vincenzo e poi ancora Marco, Annalisa, Elisa, Alessandro, Simona, Michele, Danila, Dalila.

Permettetemi di ringraziare infine, ma non ultima, la mia collega che in questi anni mi sta sopportando e supportando e mi affianca nella gestione: la nostra responsabile amministrativa Cinzia Galizia. Nel 2022 lei ha assunto ruolo di responsabile amministrativa ed io di direttore di questa struttura. Non è scontato, ma devo dire che abbiamo imparato a conoscerci, a lavorare e condividere ed oggi ci capiamo anche solo con un tono di voce o una smorfia. Dal 2022 ad oggi, anche se sono passati solo poco più di due anni, la quantità di questioni che hanno impattato sul nostro lavoro è tanta che sembra ne siano trascorsi dieci volte tanti.

Si, il nostro è un lavoro particolare perché noi non produciamo beni. Noi non vendiamo pesci. Noi insegniamo a produrre canne da pesca e a utilizzarle per pescare.

Ecco, già da questa frase possiamo cercare di dare una risposta alla domanda sottesa. Sperando che la domanda sia quella giusta e che la risposta non abbisogni del tempo che ha impiegato il super computer narrato nel libro di Douglas Adams: Guida Galattica per autostoppisti. La risposta è stata: 42 e alle rimostranze degli scienziati risponde: non è la risposta che è sbagliata, quanto voi che non siete riusciti a pormi la domanda giusta.

A cosa serve la formazione?

Spesso negli anni mi sono chiesto: che lavoro faccio? Come definirlo? La risposta che mi sono dato è che noi siamo bancari. Siamo i bancari del capitale umano. Il nostro lavoro consiste nel capitalizzare le competenze che permettono di potenziare le condizioni di chi in età lavorativa vuole migliorarsi nel lavoro o nella ricerca del proprio lavoro.

La formazione gioca un ruolo fondamentale per la crescita professionale e la sua importanza è tale da essere richiamata anche nella nostra Costituzione il cui art. 117 ne definisce le competenze. Il comma 3 affida la formazione professionale alla potestà legislativa delle Regioni e tuttavia diventa materia concorrente quando si interseca con la formazione continua e la tutela e sicurezza nei luoghi di lavoro. Diciamo che se lo Stato deve definire i principi generali, le Regioni hanno potestà normativa per la formazione professionale di propria competenza.

La Costituzione sempre nell’art. 117 parla di formazione, istruzione, lavoro. Sono questi i pilastri assieme all’Università che determinano la capacità di una società di progredire nel contesto interno ed internazionale. I quattro pilastri su cui si ergono le politiche attive per il lavoro.

Chi si occupa di formazione spesso lo fa per delega da parte di soggetti pubblici e quindi combinando quanto detto fin qui, direi che tutti noi dobbiamo essere orgogliosi di svolgere questo lavoro perché contribuiamo al rafforzamento del capitale umano, alla crescita individuale dei lavoratori e quindi della società.

Ne discende che la formazione non è solo un diritto individuale, ma soprattutto un diritto sociale, collettivo. Ricordiamo le proverbiali parole di Dante:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.

Ogni giorno, grazie a programmi e progetti come ad esempio IFTS e GOL ricordando la nostra semenza, attiviamo corsi che offrono una seconda occasione a tante persone che magari prematuramente hanno lasciato la scuola ed oggi si ritrovano adulti a metà del guado e che rientrano in aula inizialmente scettici, ma poi, quando arriva l’ultimo giorno di corso, si sentono quasi smarriti, dispiaciuti di una esperienza che ha arricchito il proprio bagaglio culturale e formativo, ha riaperto la mente ed ha permesso loro di innalzarsi di qualche metro e vedere l’orizzonte della conoscenza che è diventato significativamente più ampio.

Ecco questi programmi andrebbero salvaguardati al di là della contingenza del PNRR proprio per questo. Per rendere i cittadini italiani ed europei più formati e quindi più coscienti del proprio diritto di cittadinanza.

Il sistema della formazione, dell’istruzione primaria, secondaria ed universitaria rientra nel concetto inglese definito: education. Noi dobbiamo rispolverare l’importanza del ruolo che ci siamo scelti soprattutto in un periodo in cui si cerca di sminuirla al punto che il 20 marzo scorso il presidente neoeletto statunitense Donald Trump con un ordine esecutivo ha annunciato lo smantellamento del department of education. La nostra missione è quella di resistere di fronte a queste spinte ingiustificabili. Uso la parola resistere nel senso più laico possibile perché è dovere di tutti salvaguardare il sistema dell’istruzione e della formazione che è strategico per l’Italia e l’Europa se vogliamo competere a livello mondiale con le grandi potenze che stanno assumendo sempre più un ruolo imperialista. In cosa possiamo competere? Non sul piano militare, non sulle materie prime, non sul basso costo del lavoro. Ci rimane il piano della conoscenza.

Già nel 1993 il libro bianco di Jacque Delors per tre volte presidente della Commissione Europea indicava la formazione come una delle chiavi per risolvere la cosiddetta disoccupazione tecnologica. Il sistema della formazione e dell’istruzione lo considerava inadeguato di fronte ai rapidi mutamenti del progresso tecnologico e conseguentemente il sistema Europa incapace a sfidare la globalizzazione dell’economia. La formazione è quindi considerata necessaria politica attiva del lavoro perché permette di adeguare la preparazione professionale dei lavoratori e dei giovani alle mutevoli esigenze del mercato.

Da allora sono passati 30 anni.

In questi trent’anni abbiamo attraversato vari periodi. Da quando ancora non esisteva l’accreditamento regionale ad oggi. Prima ho salutato tutti gli attuali collaboratori di Smile, ma ci sono tante altre e altri collaboratori che sono passati da Smile e poi sono approdati in altri contesti. Insomma, Smile Puglia nel corso di questi anni è stata anche una palestra di allenamento per tanti che oggi svolgono altre attività ed altri lavori.

Nata come associazione di persone, nel tempo ha acquisito personalità giuridica e poi nel 2022 si è trasformata in fondazione di scopo. Oggi completiamo questo periodo travagliato attraverso la fusione per incorporazione della Fondazione Centro Studi ed archivio storico Rita Maierotti.

Un pensiero va anche a chi ci ha lasciati per sempre come il primo presidente di Smile Puglia Pino Soricaro e la prima responsabile amministrativa Rossella Leone.

Questi tre decenni hanno attraversato ben 5 programmazioni comunitarie settennali. Smile Puglia nasce il 5 aprile 1995 poco dopo l’avvio della programmazione 1994 – 1999. Si progettava individuando progetto per progetto dove localizzarlo magari facendo riferimento alle scuole. Si progettava redigendo i formulari e poi stampando tutto, imbustando chiudendo le buste con le firme sui bordi quando non anche con la cera lacca. Poi le competenze sono state affidate alle province per ritornare con la programmazione 14-20 alla Regione. Ricordo con un certo affetto, ma sicuramente non nostalgicamente, il giorno di scadenza e noi affannati a portare le buste dei progetti in Provincia. Nel frattempo, l’accreditamento viene introdotto con legge regionale 15/2002 per cui ogni ente ha potuto accreditare le proprie sedi gestendo un servizio di rilevanza pubblica delegato entrato pienamente a sistema con la programmazione 2007-2013. Poi sono partiti programmi importanti come la Garanzia per i Giovani con la programmazione 2014-2020 e gestita sul portale sistema.puglia.it.

Nel 2020 la pandemia da COVID19 ci ha messi a dura prova. Prima un senso di smarrimento e poi nel giro di poche settimane abbiamo dovuto convertire l’erogazione della formazione dalla presenza, alla FAD sincrona. Abbiamo imparato a firmare registri e documenti con le firme digitali. Abbiamo imparato a distinguere le firme CADES da quelle PADES. Oggi i progetti si presentano direttamente on line, ci autentichiamo con lo SPID o con la carta nazionale servizi o la CIE e questo perché il progresso tecnologico avanza a vele spiegate. Rainer Maria Rilke poeta tedesco ebbe a dire che il futuro entra in noi per trasformarsi in noi molto prima che accada.

Questo concetto seppur espresso ormai oltre un secolo fa, è quanto mai attuale e si porta dietro una conseguenza per cui noi non riusciamo a stare al passo con l’innovazione perché molto veloce, più veloce del necessario tempo di assimilazione degli esseri umani. Oggi chiunque della mia generazione detta anche generazione X, successiva ai baby boomer ha meno capacità di interfacciarsi con le nuove tecnologie rispetto alla generazione millenial e anche alla Z che sono come dire: native digitali.

Qual è il segreto per restare operativi dopo tanto tempo?

L’acronimo di Smile è Sistemi e Metodologie Innovativi per il Lavoro e l’Educazione. la risposta è insita in queste parole. La capacità di adattarsi ai cambiamenti, la necessaria flessibilità, la visione innovativa nell’erogare politiche attive per il lavoro. Tutto ciò può avvenire solo se noi stessi, addetti, ci aggiorniamo ed impariamo dalle buone prassi.

Bisogna formarsi per formare.

La formazione professionale, quindi, è fondamentale per il mercato del lavoro e lo è ancor più per la velocità con cui la tecnologia avanza. Ci troviamo con nuove professioni, nuovi lavori e oggi non siamo neanche in grado di prevedere quali profili professionali emergeranno e che soppianteranno altri lavori ormai tecnologicamente obsoleti non tra un secolo, ma tra 3 o 5 anni. La competitività sarà sempre più qualificata per cui la formazione dovrà essere sempre più al passo con i tempi e possibilmente anticiparli. Ognuno di noi periodicamente necessita aggiornare le proprie competenze se non addirittura riqualificarsi. La formazione deve avere un alto tasso di adattamento rispetto ai cambiamenti perché questo metodo permetterà ai lavoratori di continuare a restare sul mercato del lavoro e quindi aumentare l’employability.

A proposito di employability vorrei dare alcuni numeri:

il 53% di tutte e tutti coloro che sono passati dal programma Garanzia Giovani tramite Smile, hanno avuto un lavoro a tempo determinato o indeterminato. Il 90% dei qualificati OSS oggi lavorano. Il 90% di coloro che hanno conseguito la qualifica professionale hanno un impiego.

La formazione deve essere finalizzata al lavoro altrimenti perde la sua funzione di servizio.

Il rapporto INAPP 2024 sul futuro del mercato del lavoro indica due sfide: l’invecchiamento della popolazione e l’introduzione massiva dell’intelligenza artificiale.

Nel periodo 2019 – 2024 l’occupazione è aumentata di oltre un milione di nuovi posti di lavoro con un tasso di occupazione del 62,5% e tuttavia l’Italia sconta diverse criticità:

la differenza tra il nostro tasso di occupazione e la media dei 20 principali Paesi della Unione Europea più avanzati è dell’8,5%. La carenza principale, ironia della sorte, la si riscontra su sanità, servizi alla persona e istruzione.

Il tasso di inattività dei giovani e delle donne del Mezzogiorno d’Italia è molto alto e supera di oltre dieci punti la media UE.

Il mismatch domanda offerta è elevato. Il 47% delle imprese segnala difficoltà a reperire figure idonee alla domanda. Entro il 2040 l’Italia potrebbe perdere circa 4 milioni di persone in età lavorativa mentre le tecnologie digitali permeano già la nostra vita lavorativa e non solo.

Il Disallineamento tra domanda e offerta di lavoro deve ridursi anche grazie ad una formazione professionale più coerente con i fabbisogni delle imprese.

Il Programma GOL ha permesso un incremento del 178% di persone in età di lavoro che hanno avuto accesso alle politiche attive e al 30 novembre 2024 ha permesso a 3,1 milioni di persone di essere prese in carico. Di queste, 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva. Sempre al 30 novembre 2024 il sistema delle Comunicazioni obbligatorie segnalava un esito occupazionale positivo per un milione e 139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti a tempo determinato. Tuttavia, dalle attività di monitoraggio emergono diverse criticità: la crescente difficoltà nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico; la bassa efficacia delle misure formative per le finalità occupazionali; il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Queste criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro.

Sempre dal rapporto INAPP 2024 leggo che si evidenzia la necessità di un approccio innovativo per affrontare le problematiche del mercato del lavoro. Questo cambio di paradigma deve mettere al centro delle politiche economiche e lavorative l’obiettivo di incrementare la produttività, migliorare le competenze dei lavoratori e garantire un utilizzo ottimale delle risorse umane. L’evoluzione richiesta non si limita alla gestione delle risorse pubbliche o alle competenze delle amministrazioni. È necessaria una collaborazione articolata ed integrata tra istituzioni formative, rappresentanze delle imprese, organizzazioni dei lavoratori e del Terzo settore. Impiegare al meglio le risorse finanziarie, tecnologiche e umane disponibili rappresenta il percorso fondamentale per affrontare le criticità del sistema produttivo e migliorare l’equità nella redistribuzione del reddito.

Da quanto affermato ne discende che la formazione o più in generale le politiche del lavoro non devono essere considerate costi, ma investimenti. Questo concetto deve permeare soprattutto le imprese che più di altri contesti potrebbero assimilare la formazione ad un costo. Per questo il nostro ruolo è quello di diffondere la cultura della formazione nei contesti aziendali e le opportunità date dalla formazione continua finanziata dai fondi interprofessionali e dagli enti bilaterali.

Ritorniamo alla domanda precedente: a cosa serve la formazione?

Ad Aumentare la Produttività

Non è un mistero che le aziende che investono nella formazione continua aumentano la rispettiva produttività e riescono a flessibilizzarsi e a stare al passo con l’evoluzione dei processi produttivi. La formazione ci rende più efficienti non solo sul piano produttivo, ma contribuisce anche a migliorare l’ambiente lavorativo. Nel corso di questa giornata avremo alcune testimonianze di esponenti di due fondi interprofessionali.

La formazione serve anche all’Innovazione e alla Competitività.

Stimolando l’acquisizione di nuove competenze o aggiornando quelle possedute, l’insieme delle risorse umane è in grado di proporre idee innovative e soluzioni creative ai problemi. Ancor più nei settori tecnologici dove l’innovazione è fondamentale per mantenere un vantaggio competitivo.

La formazione serve a migliorare lo sviluppo sociale ed economico.

A livello sociale, promuove l’inclusione delle fasce deboli della popolazione e quindi riduce le disuguaglianze. Riesce così a coprire una ampia fascia di popolazione. Favorisce l’accesso a lavori sempre più qualificati che migliorano tenore e qualità della vita. Ciò ci riconduce a Delors quando diceva che una forza lavoro altamente qualificata è essenziale per la crescita economica di un Paese, poiché stimola produttività ed innovazione.

La prossima sfida? L’IA

Ormai il futuro è entrato prepotentemente in noi e se Jeremie Rifkin già nel 2011 individua la terza rivoluzione industriale che soppianterà l’età del carbonio colpevole del cambiamento climatico e andremo sempre più verso la produzione di energia elettrica verde che vedrà impegnati non più pochi grandi complessi di produzione, ma tanti produttori di energie alternative su base individuale o familiare legati tra loro da una rete che lui chiama smart grid: una rete intelligente che al pari di quanto fa Internet che veicola informazioni, la smart grid veicolerà l’energia elettrica. Oggi esiste la tecnologia pensata da Rifkin grazie all’intelligenza artificiale e si evolverà al punto che l’intelligenza artificiale potrebbe avere un ruolo ancora più preponderante che non le smart grid e probabilmente la terza rivoluzione industriale può avere come simbolo proprio l’intelligenza artificiale.

Alcune delle immagini che vedrete proiettate sullo schermo sono state generate con l’intelligenza artificiale. Avrei anche potuto farmi scrivere questo intero discorso, ovviamente.

Non è una boutade, ma qualche giorno fa durante una audizione al Parlamento Europeo del giornalista RAI Sigfrido Ranucci conduttore di Report, alcuni parlamentari gli rivolgevano domande generate da chatgpt.

Sorge spontanea la domanda: siamo in grado di governare questa rivoluzione?

Luciano Canfora in una intervista di pochi giorni fa sostiene che ormai la lobby tecnologica digitale è talmente forte da rappresentare il doppio stato con conseguenze enormi sull’esercizio democratico del potere.

Abbiamo strumenti legislativi per limitare l’invasività di questa tecnologia?

Ne parleremo con il prof. Cataldo Musto Unibari e con Brando Benifei relatore AI Act.

Ed ancora: come cambierà l’erogazione della formazione, l’aspetto didattico in ragione della intelligenza artificiale? Ne parleremo con la professoressa Giusi Toto di Unifoggia

L’intelligenza artificiale non impatta solo sui cittadini, ovviamente, ma anche sulle imprese. Ne parleremo con Sergio Fontana di Confindustria Puglia.

Concluderemo la nostra giornata che spero troviate interessante con un ultimo incontro che riguarda gli strumenti finanziari per la formazione: FSE+ PNRR, fondi interprofessionali. Avremo graditissimi ospiti chi svolge un ruolo importantissimo nell’economia del settore e che è il trait d’union tra la governance europea, nazionale e regionale e gli enti di formazione che, come detto, svolgono un ruolo pubblico delegato sempre al servizio dei beneficiari finali. Avremo Pasquale Lanera dell’A.d.G. Regione Puglia, Silvia Pellegrini dirigente dipartimento formazione e lavoro, Monica Calzetta dirigente formazione, Giuseppe Lella dirigente sezione lavoro ed ancora Amarildo Arzuffi Fondimpresa e Michele Distefano di Foragri.

Ci avviamo alle conclusioni

Ottimo è la risposta che l’oste può dare alla domanda se il vino è buono, ma noi non vogliamo dire che siamo i migliori. In questa relazione tentiamo solo di dirci apertamente e ce lo diciamo qui in un contesto in cui tutti siamo del settore in modo diretto o indiretto. Diciamo che dobbiamo prendere dignitosa coscienza del nostro ruolo spesso subordinato dall’inseguire la quotidianità di ciò che facciamo che non permette di fermarci e riflettere sul fatto che la formazione professionale riveste un valore importantissimo per gli individui, le organizzazioni, la società.

Buon compleanno Fondazione Smile Puglia. Auguro ancora lunga e prosperosa attività non solo per chi oggi ci lavora, ma per chi lavorerà in futuro perché è nostro dovere salvaguardare l’organizzazione perché così salvaguardiamo le finalità e i fruitori finali.

Auguro a tutti voi che ci avete degnati della vostra presenza di passare una buona giornata in nostra compagnia.